A TAVOLA CON DANTE
Caro Fishing Lab,
che scoperta! Da dove iniziare? Abito in una cittadina del centro nord, ho un lavoro che amo e che spero di poter continuare a svolgere, visti i tempi ipertecnologici (non ho niente contro la tecnologia, tanto è vero che “socializzo” spesso e volentieri; ma, cercate di capirmi, vendo quelle cose meravigliose che si chiamano libri).
Gestisco una libreria in cui ho creato un reparto specializzato in arte e viaggi. Da anni mi ritaglio qualche giorno per Firenze, città che scoprii con la classica gita scolastica e che, da allora, mi è rimasta nel cuore. Credevo di aver visto tutto il possibile, ma, un pomeriggio passando per via del Proconsolo, ho incontrato voi.
Uno stendardo che mi invita ad entrare “a testa alta” dentro un ristorante.
L’ora di pranzo canonica è passata da un po’, quindi la mia sete di conoscenza e la mia fame… fisiologica mi spingono ad entrare. C’è un sacco di gente per essere quasi le tre. Io, ignorando la ragazza carinissima che mi chiede se voglio accomodarmi, alzo gli occhi e inizio a salire le scale.
Incontro ravvicinato del terzo tipo? Pre-sindrome di Stendhal? Ma dove sono?
I miei occhi non si staccano da una volta affrescata, in cui predomina l’azzurro. Sembra di essere in paradiso, ma non lo è: fronde di alloro, bionde figure trecentesche – un po’ me ne intendo – e pareti da cui emergono ritratti che mi sembrano familiari. Il cameriere mi segue e mi fa accomodare a un tavolo.
“Ma dove siamo?” Domando con la mia esse emiliana. “Lei è da Fishing Lab alle Murate, Palazzo dell’Arte dei Giudici e dei Notai e quello che ammira è un ciclo di affreschi e… sì, il profilo che la sovrasta è quello di Dante Alighieri.”
Beh che sia Dante l’ho capito, anche se non è proprio come lo vedo nei libri che vendo. Il profilo è meno accentuato, lo sguardo meno severo, il naso meno aquilino. Un Dante… più umano.
Il ragazzo mi indica un leggio. Ordino una porzione aperitivo di fritto mangia tutto e un calice di bollicine a cui farà seguito un dolce, fatto da una nota pasticceria fiorentina.
Intanto mi avvicino, leggo le note e mi soffermo sul sommo poeta. Questo ritratto è del 1375, l’Alighieri, se ben ricordo, morì nel ’21; quindi è stato realizzato una cinquantina di anni dopo la sua morte.
Scopro che, essendo questo il ritratto il più antico ed essendo le caratteristiche del volto diverse da quelle giunte a noi nei secoli seguenti, questa dovrebbe essere l’iconografia più simile all’originale.
Tra l’altro, mi dico, non doveva essere molto amato il poeta guelfo, esiliato dalla sua città per questioni politiche e soprattutto per via di tutti quei fiorentini che aveva relegato all’Inferno. Intendo dire che, non lo avranno certo reso più bello di quello che doveva essere e quindi questo sarà il ritratto più fedele, il più autentico.
Accanto a lui c’è anche il Boccaccio, ma l’Alighieri mi ha totalmente rapita… lo guardo – che il poeta mi perdoni – mentre gusto il mio fritto e rivolgo a lui il calice di vino fresco.
Sorrido, Firenze mi regala sempre un’emozione e questa volta è davvero particolare. Sono stata a tavola con Dante. Forse era scritto nel mio destino, visto che, se per amici e clienti sono la Bea, il mio nome vero è Beatrice…